martedì 8 novembre 2016

Boom della pasta nel mondo: raddoppia la produzione

Italia e Tunisia tra i paesi che ne consumano di più con rispettivamente 24 e 16 chili a testa ogni anno. Effetto Brexit anche per gli spaghetti. vendite in calo del 2 per cento. I dati raccolti dal World pasta day che si celebra martedi a Mosca.


Si celebra con una rivincita, il 25 ottobre, la giornata mondiale della pasta. Questo piatto all'apparenza semplice e poco di tendenza risulta essere, secondo Google, uno dei food trends del 2016. E sarà Mosca la sede del World Pasta Day"  E se in  Russia cresce a ritmi vertiginosi il consumo di spaghetti e maccheroni, nel mondo in diciotto anni (la data in cui si tenne per la prima volta la Giornata mondiale della pasta) la produzione della pasta è aumentata di quasi il 57%, passando da 9,1 a 14,3 milioni di tonnellate. Sono 48 (+77%) i Paesi a produrne in quantità accettabili (oltre mille tonnellate) e sono 52 (erano 30 18 anni fa) quelli che ne consumano almeno 1 kg pro capite all’anno. 

I media. Anche i media sembrano aver scoperto quanto è buona la pasta. Nel 2016 due ricerche scientifiche sono rimbalzate tra media e social network: uno studio italiano che ha sfatato (con grande gioia del popolo di quelli perennemente a dieta) il mito per cui la pasta farebbe ingrassare, mentre ricercatori americani avrebbero scoperto l’esistenza del gusto della pasta, l’“amidoso”, associato al sapore dei carboidrati. Anche gli esperti di tendenze l'hanno incoronata regina:  secondo l’ultimo Food Trends Report (marzo 2016), la pasta è stata più ricercata su Google di carne, riso, ortaggi e frutta in Italia Turchia, Giappone, Scandinavia, Polonia, Germania, Australia e Canada. Non solo. E'  tra i 5 food trends (+26% rispetto alla rilevazione precedente) proprio negli USA, patria della diete iperproteiche. 

Le ricette più amate. Negli States il formato di pasta che colleziona più click sono i “rigatoni” (sostenuti dalla versione Usa Rigatoni pie, una sorta di timballo di gran moda) davanti a tortellini, linguine, penne e fusilli. Mentre le ricette più cliccate: pasta al ragù bolognese (stabilmente al primo posto), carbonara, pasta al sugo di pomodoro, amatriciana e primavera.  E, per i nostalgici degli anni 80,  una notizia dal sapore amarcord: vola al secondo posto delle più amate la pennetta alla vodka. 

Il boom della pasta in Russia. Sarà dunque Mosca la sede dei festeggiamenti del World Pasta Day 2016. Il mercato russo registra una crescita eccezionale. L'IPO – International Pasta Organisation rivela come nel 2015 ne sono state mangiate 1.106.000 tonnellate, per un consumo pro capite di 7,8 kg annui. Di più. Secondo uno studio di Romir Monitoring, ormai la consuma il 94% della popolazione, con una forte preferenza (79%) per quella di grano duro. Per Riccardo Felicetti, Presidente dell’IPO, “I consumatori russi di Mosca e San Pietroburgo sono i più ‘evoluti’. Per loro la pasta di grano duro rappresenta un prodotto di eccellenza a un prezzo accessibile. Merito della fama della dieta mediterranea e del fascino della cucina italiana. Una situazione molto diversa da quella degli anni Ottanta, quando sono iniziate le prime grandi esportazioni di pasta verso il mercato russo. All’epoca era considerata soltanto un alimento economico e nutriente. Ora il costo è rimasto più o meno lo stesso, ma la percezione del prodotto è cambiata.  La prossima sfida sarà farla incontrare con la tradizione gastronomica locale”.

Italia prima per consumo seguita da Tunisia, Venezuela e Grecia
L'Italia si conferma paese leader per la produzione (con 3,2 milioni di tonnellate precediamo Usa, Turchia, Brasile e Russia). Siamo anche i più assidui consumatori, con 24 kg pro capite nel 2015, davanti a Tunisia (16 kg pro capite), Venezuela (12 kg) e Grecia (11,2 kg). Seguono poi i paesi in cui il consumo pro capite oscilla tra gli 8 e i 9 kg: Svizzera (9,2), USA e Argentina (8,8 kg) tallonati da Iran e Cile (8,5 kg). Con 7,8 kg pro capite, la Russia si attesta al decimo posto. 

Pasta made in Italy: Germania primo mercato, Emirati Arabi e Far East i più promettenti.
Nel 2015 l’Italia ha esportato 1,8 milioni di tonnellate di pasta, il 56% della produzione. La Germania si conferma il mercato principale per gradimento di pasta tricolore, con oltre 360mila tonnellate e un’incidenza di quasi il 20% del totale, un trend in crescita anche nel primo semestre 2016 (+2,3%). Seguono Regno Unito (257mila tonnellate), e Francia (239mila tonnellate). Sono gli USA il primo mercato di sbocco extraeuropeo (149 mila tonnellate con un’incidenza di 8,2% sul totale) seguiti dal Giappone (66 mila tonnellate e un peso del 3,6% sul totale). Nei primi sette mesi del 2016, i mercati più dinamici per la pasta italiana sono stati: in Asia la Corea del Sud (+20,6%) e la Cina (+16,4%), mentre si è registrato un vero e proprio boom negli Emirati Arabi Uniti (+67%). Nelle Americhe l’exploit della Colombia (+22%) e le conferme di USA (+7,3%) e Canada (+6,7%).

Effetto Brexit. In Europa la pasta italiana subisce (ma non troppo) l’effetto Brexit, registrando un -2,7% a volume in Gran Bretagna

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